Moni Ovadia torna a vestire i i panni del lattaio Tevye, in un piccolo villaggio della Russia zarista. Accanto a lui di nuovo Lee Colbert nel ruolo di Golde.
Dopo il successo del primo allestimento (2003), torna al Teatro Nuovo di Milano dal 22 febbraio Il violinista sul tetto con Moni Ovadia, uno dei capolavori assoluti del teatro musicale americano. Il suo carattere di intensa e profonda umanità, unitamente alle radici culturali delle musiche, lo hanno reso uno degli spettacoli più rivoluzionari nel panorama teatrale degli anni Sessanta, contribuendo ad aprire, insieme a West Side Story, una nuova era per il musical di Broadway.
Un microcosmo di singolari umanità
Moni Ovadia firma la regia dello spettacolo e torna in scena nei panni del protagonista Tevye, lattaio di un piccolo villaggio della Russia zarista all'inizio del secolo scorso.
Personaggio sorprendentemente semplice e saggio, ricco di una sconfinata fiducia nel genere umano, Tevye alterna rocambolesche situazioni a solitari monologhi con Dio. Intorno a lui la moglie Golde (Lee Colbert), le figlie in età da marito e gli abitanti del villaggio: un microcosmo di persone che ruota intorno alle convenzioni sociali e religiose della tradizione ebraica, danzando la propria vita tra gioie e preoccupazioni, fino al triste e ingiusto epilogo dell’esilio.
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Il successo del musical
La trasposizione in musical del racconto di Sholom Aleichem – pseudonimo dello scrittore di origine ebraica Solomon J. Rabinowitz, nato in Ucraina nel 1859 - avviene grazie al lavoro di tre tra i più grandi autori di Broadway: Joseph Stein per l'adattamento teatrale, Sheldon Harnick (liriche) e Jerry Bock, che scrive le musiche, ispirandosi alle melodie yiddish.
The Fiddler on the Roof debutta all'Imperial Theatre di Broadway il 22 settembre 1964 , con la partecipazione del celebre attore comico Zero Mostel. Il successo di critica e pubblico si protrae per un totale di 3.243 repliche, che annoverano lo show tra i maggiori successi del teatro musicale americano.
Non si contano le edizioni realizzate in tutto il mondo: tra le più celebri quella londinese del 1967 e quella al Regent Theatre di Melbourne (1988), entrambe con protagonista l’attore israeliano Topol che ha partecipato anche alla realizzazione della versione cinematografica, diretta da Norman Jewison nel 1971.
La peculiarità dell’edizione italiana
L'edizione diretta ed interpretata da Moni Ovadia, la prima realizzata in Italia, colma una grande lacuna nel panorama teatrale nostrano. Con l'esperienza di una vita dedicata alla cultura yiddsih, Ovadia offre l’opportunità più unica che rara di leggere l’opera nel solco della tradizione originale che l' ha ispirata, alla ricerca delle radici di uno dei capolavori più significativi del teatro musicale degli ultimi 50 anni: i dialoghi sono stati tradotti in italiano, mentre le canzoni vengono eseguite in lingua yiddsih, coerentemente con l’intento divulgativo di tale cultura da parte del regista.
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